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Grave come un attacco di cuore: Valutazione dei sinistri Malattie Gravi per infarto del miocardio

Settembre 2023
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Gayle Kanchanapume
Gayle Kanchanapume
Executive Director
Global Claims
Value Added Specialist
RGA Australia

 

Sebbene le malattie cardiovascolari siano la principale causa di morte a livello globale, un numero maggiore di uomini e donne sopravvive agli attacchi di cuore rispetto al passato. Di conseguenza, chi valuta i sinistri dovrebbe aspettarsi di vedere un incremento delle richieste di garanzie “living benefits” per infarto. Un altro fattore potenzialmente rilevante è l'aumento degli attacchi cardiaci tra i giovani sotto i 40 anni, dovuto a uno stile di vita scorretto, sedentarietà, diete non salutari, fumo/vaping e abuso di sostanze.

L’attacco cardiaco può rientrare in diverse garanzie assicurative, tra cui il caso morte, la invalidità e il rimborso spese mediche, ma la più comune è la copertura Malattie Gravi. Capire esattamente cosa succede quando un assicurato subisce un infarto è fondamentale per chi si trova a valutare i sinistri Malattie Gravi.

Cosa succede durante un attacco di cuore

Il riconoscimento della prestazione Malattie Gravi non dipende da una diagnosi di infarto, ma dal fatto che la patologia rientra nella definizione di "infarto" stabilita in polizza, che di solito si basa sulla gravità dell'infarto subito e sul conseguente danno miocardico. Le definizioni di infarto previste dalla garanzia Malattie Gravi richiedono in genere:

  • un’insorgenza specifica
  • sintomi identificabili  
  • specifico grado di severità della patologia accertato tramite indagini cardiologiche, che possono a loro volta essere definite esplicitamente in polizza

Quando si valuta un sinistro Malattie Gravi è importante conoscere la serie di eventi tipici che si verificano durante un attacco cardiaco. Queste informazioni possono aiutare a determinare esattamente quali esami clinici saranno necessari e ad aiutare chi valuta il sinistro a indirizzare in modo appropriato le richieste di ulteriore documentazione.

Le dieci fasi di un attacco cardiaco

Un attacco cardiaco si verifica quando il flusso di sangue ricco di ossigeno verso il muscolo cardiaco viene limitato o bloccato. Il muscolo cardiaco non riceve abbastanza ossigeno e inizia a morire. Sebbene la causa più comune sia attribuibile alla coronaropatia, molti altri fattori possono contribuire a causare un infarto, tra questi i traumi ai vasi sanguigni, l’ipossia e persino l’abuso di farmaci.

Nota: questi passaggi sono forniti a titolo di esempio. Non tutti gli attacchi cardiaci seguono questa esatta descrizione. L’infografica mostra una panoramica della presentazione e del trattamento tipici dell’infarto.

  1. Una persona colpita da infarto di solito riferisce dolore al petto e può anche avvertire dispnea, affaticamento, vertigini, nausea, sudorazione e dolore che si irradia dal braccio e/o dalla mascella.
  2. All’arrivo dell'ambulanza, i paramedici in genere valutano i segni vitali, la pressione sanguigna, la saturazione dell'ossigeno, la frequenza cardiaca e la glicemia. Se l'ossigeno è inferiore al 94%, si raccomanda l'ossigenoterapia.
  3. Successivamente si esegue un elettrocardiogramma (ECG) per valutare la funzionalità cardiaca. Viene fornito un antidolorifico e somministrata un'aspirina. Si tratta di un potente farmaco antiaggregante piastrinico ed è un passo importante noto per ridurre la mortalità fino al 20%.
  4. All'arrivo al pronto soccorso dell'ospedale, dopo un rapido esame obiettivo, vengono somministrati liquidi per via endovenosa, misurati i biomarcatori cardiaci (di solito le troponine) ed eseguito un secondo ECG. Questi esami aiutano l'équipe medica a diagnosticare un eventuale attacco cardiaco.
  5. Un attacco cardiaco viene classificato come STEMI (infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST), ove un segmento dell'ECG risulti elevato rispetto alla norma, o non STEMI, quando il segmento non è elevato. Tuttavia, non tutte le situazioni di questo tipo si concludono con una diagnosi di infarto. Il dolore toracico è un sintomo aspecifico e può essere presente come conseguenza di molte altre patologie (ad esempio, angina, reflusso, infezione, ecc.).
  6. In genere, il passo successivo è il cateterismo cardiaco, che prevede l'inserimento di un tubo sottile e cavo nel cuore attraverso un vaso sanguigno dell'inguine, del braccio o del collo. Si può quindi eseguire un angiogramma per determinare se i vasi sanguigni da e verso il cuore siano ostruiti o occlusi. Si utilizza un colorante per individuare esattamente dove le arterie risultano ostruite e in che misura.
  7. Una volta che gli esami hanno accertato la presenza di un attacco cardiaco, l'obiettivo principale dell'équipe medica è quello di avviare una terapia di riperfusione (utilizzata per ripristinare il flusso sanguigno) per limitare le dimensioni dell’infarto, i danni al muscolo cardiaco e prevenire eventuali gravi complicanze per la sopravvivenza. In caso di diagnosi di STEMI, in cui l'arteria o le arterie siano completamente occluse, la riperfusione chirurgica viene solitamente avviata rapidamente, idealmente entro 90 minuti dall’insorgenza, e probabilmente prevede un intervento coronarico percutaneo (PCI) o un'angioplastica/stenting. Nei casi più estremi, può essere necessario un innesto di bypass aorto-coronarico (CABG) per risolvere le ostruzioni arteriose. Nel caso di NSTEMI in cui il flusso sanguigno residuo è limitato, il trattamento dipende da molteplici fattori, tra cui le condizioni di comorbidità sottostanti e il grado di stenosi. Inoltre, il trattamento può iniziare con una terapia anticoagulante.
  8. In genere, i test sui biomarcatori cardiaci vengono ripetuti più volte dopo il ricovero in ospedale e i risultati di questi test possono supportare la valutazione del sinistro da parte dell'assicurazione. I livelli di troponina dovrebbero aumentare entro tre-dodici ore dall'inizio del dolore toracico, raggiungere il picco massimo a 24-48 ore e poi tornare ai valori di base nei 5 -14 giorni successivi. È importante notare che i livelli di troponina possono non essere rilevabili fino a sei ore dopo l'inizio dell’infarto; quindi, le anomalie potrebbero non essere rilevate nella lettura iniziale effettuata al momento del ricovero. 
  9. Se i risultati dell'ECG e la condizione clinica sono significativi, il paziente può essere portato direttamente al cateterismo cardiaco/chirurgia prima che le troponine siano disponibili. In genere, tuttavia, i test vengono condotti in anticipo. 
  10. Dopo la rivascolarizzazione, una persona colpita da infarto rimane in genere ricoverata per un periodo compreso tra due e 7 giorni, in media cinque giorni. La prassi standard dopo la dimissione è quella di indirizzare il paziente a un programma ambulatoriale di riabilitazione cardiaca per favorire il recupero, rafforzare i cambiamenti positivi nello stile di vita e aiutare a prevenire un altro attacco cardiaco. Il completamento del programma di riabilitazione cardiaca dopo un attacco di cuore riduce la mortalità cardiovascolare fino al 26% e riduce i ricoveri ospedalieri successivi fino al 18%.

Considerazioni sulla valutazione dei sinistri causati da attacco cardiaco

  • Non tutti gli attacchi cardiaci vengono rilevati al primo ECG. Se un ECG è stato eseguito solo al primo arrivo al pronto soccorso o durante il trasporto in ambulanza e il risultato non fornisce prove chiare di un infarto , questo non dovrebbe essere escluso a priori. Un ECG eseguito entro poche ore dalla comparsa dei sintomi di un attacco cardiaco può restituire una lettura normale e non dimostrare alcuna evidenza di infarto. Comprendere le letture ECG fornite e l'intervallo di tempo specifico entro il quale gli ECG sono stati eseguiti sono aspetti ugualmente importanti.
  • Allo stesso modo, quando si fa affidamento sui test dei biomarcatori cardiaci, è essenziale considerare quando è stato condotto il test e se l’accesso ai risultati di tutti i test dei biomarcatori eseguiti durante il periodo di ricovero sia adeguato per la valutazione da parte dell’assicuratore. Esami del sangue cardiaco molto precoci o molto tardivi, infatti, potrebbero fornire prove insufficienti ai fini assicurativi. I livelli di troponina raggiungono generalmente il picco tra 24 e 48 ore dopo la comparsa iniziale dei sintomi di infarto.
  • Di solito, non appena vengono identificate le ostruzioni, il paziente viene rapidamente sottoposto a intervento coronarico percutaneo (PCI)/angioplastica per ripristinare il flusso di sangue al cuore. È importante che chi valuta il sinistro comprenda i tempi di esecuzione di questa procedura. Se ciò accade prima del momento in cui i biomarcatori cardiaci raggiungono il picco, potrebbe non essere possibile dimostrare un aumento e una diminuzione o un innalzamento della troponina a un livello specifico, come è spesso richiesto dalle definizioni di polizza sull’attacco cardiaco. In questo scenario, il referto angiografico pertinente può essere discusso con un consulente medico per determinare la probabile reazione delle troponine, in base al grado di ostruzione/stenosi nelle arterie.