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Long COVID - Il divario nei sinistri per invalidità a lungo termine

Febbraio 2023

Fortunatamente la maggior parte di coloro che sono state infettate da COVID-19 sono guarite. Tuttavia, un numero crescente di persone che ha contratto l’infezione riferisce sintomi persistenti dopo un attacco acuto, tale condizione è nota come Long COVID.

Dal punto di vista  delle polizze di invalidità, sulla base di numerosi articoli della letteratura scientifica e della stampa specializzata, gli assicuratori avrebbero potuto aspettarsi uno tsunami di  sinistri di invalidità Long COVID dopo il periodo di carenza  di sei mesi. Finora, però, non è stato così. Perché e quali potrebbero essere le ragioni di questo divario tra i sinistri Long COVID e quelli di invalidità a lungo termine?

Questo articolo esamina le attuali conoscenze scientifiche in merito a Long COVID e alcune delle potenziali ragioni di questo divario.

Jon-Lefevre
Dr. John J. Lefebre

Vice President and 
Senior Global Medical Director
Global Medical
RGA International Re

Che cos'è il Long COVID?

Il Long COVID è il nome comune nella letteratura scientifica e nella stampa laica per una condizione che interessa chi ha contratto il COVID-19. Tale condizione consiste in sintomi correlati all’infezione e persistenti a lungo dopo la cessazione della malattia vera e propria. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le ha dato il nome di "condizione post COVID-19" fornendo la seguente definizione: "La condizione post COVID-19 (PCC) si verifica in individui con una storia di infezione da SARS-CoV-2 probabile o confermata, di solito a tre mesi dall'inizio dei sintomi COVID-19, che durano per almeno due mesi e non possono essere spiegati da una diagnosi alternativa". I sintomi più comuni includono affaticamento, mancanza di respiro e deterioramento cognitivo, ma anche altri sintomi che generalmente hanno un impatto sulle normali attività quotidiane. I sintomi possono essere di nuova insorgenza dopo il recupero iniziale da un episodio acuto di COVID-19 o persistere dalla malattia iniziale. I sintomi possono anche fluttuare o recidivare nel tempo ".2

Il Long COVID non è una malattia in sé: si tratta invece di una serie di sintomi che possono avere un impatto su tre ambiti principali. In ambito fisico i sintomi più comuni riportati sono l'affaticamento e la mancanza di respiro, in ambito mentale invece sono l'ansia, la depressione e il disturbo da stress post-traumatico (PTSD), mentre in ambito cognitivo si segnala frequentemente anche una disfunzione cognitiva (detta nebbia cerebrale).3

Le possibili cause per il Long Covid sono molteplici, ma questo è un argomento che esula dallo scopo di questo articolo.

Fattori di rischio per il Long COVID – fo-rse meno prevalenti in una popolazione lavorativa assicurata? I fattori di rischio segnalati per il Long COVID in diversi studi includono l'aumento dell'età, il genere femminile, il sovrappeso, l'obesità, l'asma pre-esistente e la scarsa salute fisica e mentale prima della pandemia. Anche i sottoinsiemi di popolazione degli operatori socio-sanitari riportano tassi elevati di Long COVID che possono essere in gran parte spiegati dalle caratteristiche sociodemografiche non legate al lavoro di questa coorte e dal loro rischio più elevato di infezione iniziale legato al lavoro. I soggetti affetti da un’infezione da COVID-19 tale da necessitare il ricovero, presentano anche un maggior rischio di sviluppare il Long COVID .4,5

É possibile che i fattori di rischio per le infezioni gravi da COVID-19...siano meno diffusi in una popolazione lavorativa assicurata

Lo status socio-economico, misurato in base al livello di istruzione e all'Indice di deprivazione multipla, (una misura ampiamente utilizzata a livello geografico sullo stato di svantaggio relativo basato su fattori quali il reddito, l'ambiente, l'occupazione e l'istruzione) ha mostrato risultati inconsistenti sul Long COVID, con alcuni studi che hanno dimostrato un rischio più elevato di Long COVID tra coloro che vivono nelle aree più svantaggiate.5

Tali risultati potrebbero riflettersi la nelle particolari condizioni di coloro che vivono in aree socio-economicamente svantaggiate, poiché sia gli stati di salute mentale che fisica avversi e pre-esistenti sono associati a un maggior rischio di Long COVID, condizioni più diffuse nelle persone meno avvantaggiate.5

Si potrebbe ipotizzare che una popolazione attivamente occupata e assicurata, abbia un'età media più giovane e presenti un minor numero di comorbidità, in particolare quelle che potrebbero comportare una significativa menomazione fisica. Pertanto è possibile che i fattori di rischio per le infezioni gravi da COVID-19, in particolare quelle che richiedono l'ospedalizzazione,e per il Long COVID, siano meno diffusi in una popolazione lavorativa assicurata.

Una malattia dei giovani, ma un serio rischio di malattia per gli anziani

Generalmente si ritiene che  il COVID-19 sia  oggi una malattia delle persone più giovani. Detto questo, le infezioni con complicazioni più gravi che comportano ricoveri e decessi tendono a verificarsi più frequentemente nelle fasce di età più avanzate. Sembrerebbe che la maggior parte delle infezioni più gravi da COVID-19 siano più probabilmente circoscritte a persone di 60 anni e oltre e che non fanno più parte della forza lavoro.

Questa tendenza a essere "una malattia dei giovani ma un serio rischio di malattia per gli anziani" può essere vista esaminando le percentuali di infezione per età, i ricoveri e i tassi di mortalità per il COVID-19 in Canada e negli Stati Uniti.

Tabella 1: percentuali di infezione da COVID-19 per età dei casi totali, Canada/USA.6, 7, 8
Età della popolazioneCanadaSTATI UNITI
0-2941%37%
30-5944%45%
60 anni e oltre15%18%

Nota: questi numeri sono stati arrotondati per eccesso o per difetto per semplificare la visualizzazione.

Confrontate i dati della Tabella 1 con quello della Tabella 2, che mostrano le percentuali di ospedalizzazione per età per COVID-19. Le percentuali di ospedalizzazione possono essere un indicatore delle infezioni più gravi che aumentano il rischio di sviluppare Long COVID

Tabella 2: Percentuali di ospedalizzazione COVID -19 per fascia d'età, Canada/USA.7, 9
Età della popolazioneCanadaSTATI UNITI
0-299%9%
30-5927%31%
60 anni e oltre64%56%

Le infezioni da COVID-19 più significative si manifestano con la morte. Come si può vedere nella Tabella 3 dei tassi di mortalità COVID-19 in Canada e negli Stati Uniti, questo fenomeno si limita principalmente agli individui più anziani.

Tabella 3: Percentuali di mortalità COVID-19 sul totale dei decessi COVID-19 per età, Canada/USA.6,7, 9
Età della popolazioneCanadaSTATI UNITI
0-290.4%0.7%
30-597.0%16.5%
60 anni e oltre93%83%

I dati riportati nelle tabelle 1, 2 e 3 includono il periodo precedente e successivo allo sviluppo del vaccino COVID-19 fino a luglio 2022 e comprendono sia individui vaccinati che non vaccinati. Se si ipotizza che l'adozione del vaccino sia più probabile in una popolazione assicurata, tra questi individui si dovrebbero riscontrare infezioni COVID-19 meno gravi, e pertanto una diminuzione del rischio di Long COVID. Infatti, un recente studio francese che ha preso in esame 28.031.641 individui di età pari o superiore a 12 anni, ha riscontrato tassi di ospedalizzazione e mortalità inferiori nella popolazione completamente vaccinata tra i quali quindi ci si potrebbe quindi aspettare tassi più bassi di Long COVID a causa di infezioni meno gravi.10

Altri fattori di rischio per il Long COVID: meno probabile in una popolazione lavorativa assicurata?

Come mostrato nelle tabelle 1-3, l'infezione grave da COVID-19 è un fattore di rischio per questa patologia. L'età gioca un ruolo importante nella severità di COVID-19. Tuttavia  ma esistono anche altri fattori che possono aumentare la probabilità di sviluppare Long COVID. Questi si evidenziano esaminando le caratteristiche e gli esiti di coloro che, ricoverati in ospedale, sono sopravvissuti al COVID-19.

Uno studio effettuato su 246 pazienti trattati per COVID-19 in unità di terapia intensiva (ICU) e sopravvissuti a un anno dal ricovero, presentava le seguenti caratteristiche: età media di 61,2 anni (SD 9,3); 71,5% di sesso maschile, un Indice di Massa Corporea media elevato (28), mentre 25%  aveva un IMC >30. Tra questi, solo il 33% aveva un'istruzione professionale o universitaria superiore e il 24% era affetto da una  o più malattie croniche. Nei follow-up condotti un anno dopo il ricovero in terapia intensiva, i sintomi Long COVID sono stati riferiti in tre ambiti principali: Il 74% (95% CI, 68,3%-79,6%) ha riportato problemi fisici; il 26% (95% CI, 20,8%-32,2%) ha riportato problemi di salute mentale e il 16% (95% CI, 11,8%-21,5%) ha riportato problemi cognitivi. Inoltre, tra i sopravvissuti che avevano un lavoro prima del ricovero in terapia intensiva, il 58% ha riferito che i sintomi in corso avevano ancora un impatto sulla loro capacità di lavorare un anno dopo, e pertanto lavoravano meno ore rispetto a prima del ricovero o erano ancora in congedo per malattia.11

Questi esiti sono probabilmente una combinazione di sindrome post-ictus e Long COVID in una popolazione con maggioranza di genere maschile, di età avanzata, con comorbilità preesistenti e di essere gravemente malata di COVID-19.

I risultati sono simili a quelli dei pazienti COVID-19 che non sono stati ricoverati in terapia intensiva. Uno studio su 47.780 pazienti ricoverati in ospedale per COVID-19, di cui 43.035 (90%) non erano pazienti in terapia intensiva, ha rilevato un'età media di 64,5 (SD 19,2) e il 55% di sesso maschile. Rispetto alla popolazione generale, le persone ospedalizzate per COVID-19 ma non ricoverate in terapia intensiva, oltre ad avere più di 50 anni e di essere di sesso maschile, hanno anche una maggiore probabilità di vivere in un'area economicamente svantaggiata, di essere ex fumatori e di essere sovrappeso o obesi.12

Lo studio ha inoltre rilevato che l'incidenza delle comorbilità nelle persone affette da COVID-19 era superiore a quella di una corrispondente popolazione esaminatasenza COVID-19. Ciò è dimostrato da una maggiore prevalenza di precedenti ricoveri ospedalieri e dalla presenza di condizioni mediche preesistenti quali: ipertensione, eventi cardiovascolari avversi maggiori, malattie respiratorie e diabete. Durante un periodo medio di follow-up di 140 giorni dalle dimissioni ospedaliere, oltre il 29% di questi pazienti è stato oggetto di successivo ricovero  (14.060 su 47.780) e poco più del 12% è morto (5.875). Ulteriori ricoveri e il successivo decesso si sono verificati a tassi quattro e otto volte superiori rispettivo a quelli del gruppo preso in esame. Tali risultati erano sostanzialmente più elevati per le persone ricoverate con COVID-19 rispetto a quelli relativi alla popolazione esaminata, a maggior ragione per i ricoverati in terapia intensiva rispetto a quelli che non lo erano.12

I due studi sopra citati si basavano su un campione di persone non vaccinate. Potrebbe quindi essere utile rivedere queste tendenze in una popolazione vaccinata, che, molto probabilmente, risulterebbe essere assicurata. Il già citato studio francese su 28.031.641 individui completamente vaccinati può fornire informazioni utili. Anche in questo caso, si trattava di persone di età pari o superiore a 12 anni completamente vaccinate e seguite dal 14° giorno dopo la vaccinazione completa per una media di 80 giorni. Di questo gruppo, 5.345 persone sono state ricoverate in ospedale per COVID 19 (il che corrisponde a 87 ricoveri per 100.000 anni-persona) e sono stati registrati 996 decessi in ospedale (ossia 16 decessi in ospedale per 100.000 anni-persona). Come già visto in precedenti studi su persone non vaccinate, sono stati osservati tassi più elevati di ricoveri e decessi in persone completamente vaccinate di età più avanzata, di sesso maschile e in condizioni di deprivazione sociale. L'età mediana dell'intera coorte era di 59 anni, 79 anni per il gruppo ricoverato e 86 anni per i deceduti in ospedale. Anche in questo caso, è stata riscontrata una correlazione significativa tra la presenza di comorbilità preesistenti e il rischio di ricovero e morte per COVID-19: solo il 9,7% dei casi ricoverati e il 2% (24/996) di quelli deceduti in ospedale non avevano comorbilità identificate. Inoltre, delle 47 malattie croniche esaminate nello studio, la maggior parte è risultata positivamente associata a un aumento del rischio di ospedalizzazione legato al COVID-19 e a un leggero eccesso di rischio di morte.

Ad oggi, non si è registrato un numero significativo di sinistri per invalidità totale a lungo termine a causa di Long COVID

Sulla base di questo studio, si è riscontrato che l’utilizzo di vaccini e richiami da parte di una popolazione lavorativa assicurata ha ridotta probabilità di incorrere in future infezioni significative da COVID-19, e potrà tornare al lavoro più rapidamente e sarà meno a rischio di sviluppare long COVID.10

Gli esiti dei sopravvissuti al COVID-19 ricoverati in ospedale come sopra riportato non sono particolarmente sorprendenti, viste le caratteristiche di base e i fattori di rischio delle persone ricoverate in ospedale e in terapia intensiva che aveva sviluppato infezione da COVID-19 di tipo moderata o grave, soprattutto se associati allo stress fisiologico di tale infezione.

La vaccinazione riduce il rischio di Long COVID

Il modo migliore per prevenire il Long COVID è essenzialemtne di non contrarre il COVID-19. Attraverso  la vaccinazione  quindi si può in qualche misura prevenirne l’infezione, o almeno impedire che diventi così grave da giustificare l'ospedalizzazione.

La vaccinazione può effettivamente ridurre il rischio di sintomi di Long COVID dopo l’infezione acuta di COVID 19 ? I risultati variano, con studi che indicano una riduzione del Long COVID dovuta ai vaccini dal 15% a oltre il 60%.13

Uno studio che ha seguito 2.560 operatori sanitari affetti da COVID-19 che non hanno richiesto l'ospedalizzazione ha rilevato che un numero maggiore di dosi di vaccino era associato a una minore prevalenza di Long COVID, definita dallo studio come un sintomo di durata superiore a quattro settimane. La prevalenza di Long COVID per questa popolazione è stata del 41,8% (95% CI, 37,0% - 46,7%) nelle persone non vaccinate, del 30,0% (95% CI, 6,7% - 65,2%) per quelle con una dose di vaccino, del 17,4% (95% CI, 7,8% - 31,4%) con due dosi e del 16,0% (95% CI, 11,8% - 21,0%) con tre dosi. Questo studio ha concluso che le infezioni da COVID-19 che non richiedono l'ospedalizzazione, l’assunzione di due o tre dosi di vaccino, rispetto a nessuna vaccinazione, erano associate a una minore prevalenza di Long COVID.14

Conclusione

Finora non è stato registrato un numero significativo di sinistri per invalidità totale a lungo termine a causa di Long COVID nella popolazione assicurata. Sebbene fosse stato previsto un numero elevato di sinistri, nonostante il numero relativamente elevato di persone che hanno manifestato sintomi di Long COVID, è possibile che fattori multipli in una popolazione più giovane e in età lavorativa abbiano evitato una moltitudine di sinistri di invalidità totale a lungo termine.

Il tempo ci dirà se questo modello continuerà ad essere valido.


 

Riferimenti

1 https://www.who.int/publications/m/item/weekly-epidemiological-update-on-covid-19 23-november-2022

2 https://www.who.int/publications/i/item/WHO-2019-nCoV-Post_COVID-19_condition-Clinical_case_ definition-2021.1

3 https://www.nature.com/articles/s41591-021- 01283-z

https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/ 1007511/S1327_Short_Long_COVID_report.pdf

5 https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.06. 24.21259277v1

6 RGA Global Data Insights Team

7 https://health-infobase.canada.ca/covid-19/ epidemiological-summary-covid-19-cases.html

8 https://covid.cdc.gov/covid-data-tracker/?CDC_AA_refVal=https%3A%2F%2Fwww.cdc.gov%2F coronavirus%2F2019-ncov%2Fcases-updates%2Fcases-in-us.html#demographics

9 https://covid.cdc.gov/covid-data-tracker/#new- hospital-admissions

10 https://doi.org/10.1016/j.lanepe.2022.100441

11 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35072716/

12 https://www.bmj.com/content/372/bmj.n693

13 https://www.webmd.com/lung/news/20220808/ how-well-do-vaccines-protect-against-long-covid

14 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35796131/